
Asia Times
Ispezionando la landa libica da una confortevole stanza strapiena di sottili schermi LCD in un palazzo di Pyongyang, l’Amato Leader della Repubblica Democratica Popolare della Corea, Kim Jong-il, deve essersi impressionato contemplando la predica del colonnello Muammar Gheddafi
"Che imbecille!", mormora prevedibilmente l’Amato Leader.
Non c’è da meravigliarsi. Sa come il Grande G ha firmato virtualmente la sua condanna a morte in quel giorno del 2003, quando accettò il suggerimento dei suoi discendenti malvagi - tutti infatuati dell’Europa – di liquidare il suo programma per le armi di distruzione di massa e di porre il futuro del suo regime nelle mani della NATO.